I superbatteri by Fabrizio Pregliasco & Paola Arosio

I superbatteri by Fabrizio Pregliasco & Paola Arosio

autore:Fabrizio Pregliasco & Paola Arosio [Pregliasco, Fabrizio & Arosio, Paola]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9788832855500
editore: Raffaello Cortina Editore
pubblicato: 2023-04-12T22:00:00+00:00


Dalla parte degli animali

Al di là di leggi e leggine, l’unica, vera soluzione al problema degli antibiotici negli allevamenti resta quella di cambiare il sistema di produzione, in modo da rendere superfluo l’impiego dei farmaci: meno animali nelle strutture, migliori impianti di ventilazione, più igiene, più spazio, più luce. Una delle prime ad associare impiego di antimicrobici e antibiotico-resistenza alle condizioni degli animali fu Ruth Harrison, scrittrice inglese, quacchera e vegetariana, che durante la Seconda guerra mondiale aveva prestato servizio sulle ambulanze e aveva poi studiato alla Royal Academy of Dramatic Art. Il suo libro Animal Machines, dato alle stampe nel 1964, ricevette un’enorme attenzione, suscitata anche dalla campagna di prepubblicazione condotta sull’Observer. Nel suo primo articolo, l’autrice accusò gli allevatori industriali di riconoscere la crudeltà solo quando la redditività è cessata e di mascherare la cattiva salute dei polli, affetti da malattie respiratorie o cancro, proprio con gli antibiotici. Nel secondo articolo si concentrò, invece, sui vitelli, denunciando che la loro alimentazione era limitata a “orzo, con l’aggiunta di minerali, vitamine, antibiotici, tranquillanti e ormoni”. In queste condizioni, proseguiva, alcuni di loro erano diventati ciechi e molti avevano sofferto di danni al fegato e polmonite. Una settimana dopo la pubblicazione di quest’ultimo pezzo, il giornale aveva ricevuto circa 320 lettere. Molti lettori espressero sdegno, paragonando la sofferenza degli animali addirittura al lavoro minorile o ai lager nazisti.

A oggi, purtroppo, le condizioni degli animali non sono migliorate. Lo dimostrano le foto e i video girati dalle organizzazioni animaliste negli allevamenti intensivi – mucche sotto shock, tacchini calpestati, cavalli trascinati con pesanti cinghie, maialini presi a calci come palloni – che evidenziano l’insostenibilità, e la disumanità, della situazione. Prezioso il lavoro di Animal Equality, associazione internazionale fondata nel 2006, presente anche in Italia, che si batte, persino con investigazioni sotto copertura, per smantellare gli allevamenti che non rispettano gli animali, smascherando gli slogan ingannevoli dei produttori. Nel 2019, per esempio, grazie all’Ente nazionale protezione animali (Enpa), è stato denunciato Amadori, in quanto la pubblicità dei suoi polli non corrispondeva alla realtà documentata all’interno degli allevamenti. In seguito alle denunce è stato anche avviato un processo penale, che si è concluso con la condanna, da parte del giudice del tribunale di Forlì, del rappresentante legale e del custode di uno degli allevamenti per maltrattamenti, abbandono, uccisione. In particolare, le scrofe in fecondazione e gestazione erano tenute in gabbie troppo piccole, che non consentivano loro di girarsi su se stesse, coricarsi completamente, difendersi da mosche o topi e che procuravano loro inutili lesioni. Inoltre, è stata riscontrata una totale assenza di spazi asciutti e puliti per il riposo degli animali, lasciati in condizioni tali da generare grave sofferenza. È andata incontro a problemi giudiziari anche l’azienda norvegese Mowi Asa, che alleva salmoni. Ha concluso un caso di pubblicità ingannevole presso il tribunale di New York nel 2021, pagando 1,3 milioni di dollari e concordando che le sue filiali statunitensi avrebbero smesso di usare le diciture “di provenienza sostenibile” e “allevato naturalmente” per descrivere il loro pesce affumicato.



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